PROVE D'OMBRA/"DE RERUM INCISURA”

 

Paesaggi urbani studiati e interpretati con scientificità quasi "archeologica"… dati retinici che documentano l'alienazione e la placida omologazione dell'uomo contemporaneo, inconsapevole argonauta di luoghi tutt'altro che ameni (vd. semaforo rosso)… Dati-visivi o se preferite appunti di viaggio poeticamente e arbitrariamente filtrati dalla coscienza-intelletto di un artista bellunese errante…. L'Ars subtilior dell'acquaforte indaga questi spazi foderati di vetro, asfalto e beton-armè, spazi organizzati, funzionali agli spostamenti di merce umana….

 

In questo casuale carosello di situazioni ordinarie e quotidiane si nasconde qualcosa di imprevisto…: il mondo parallelo di una realtà riflessa che impunemene osa sovvertire l'ordine iniziale.

L'artista sembra quasi ragionare in termini di E-N-T-R-O-P-I-A, partendo dalle sollecitazioni di questi "luoghi qualsiasi" per offrirci una sua MISURA del DISORDINE.

Il gioco di riflessi generato da una semplice vetrata alimenta una aleatoria dispersione di ordini-limitati…. L'artista-incisore per sua natura scrupoloso e" impressionabile", mai artatamente impressionista, è attratto da esperimenti ottici(sulla percezione) che animano sequenze di elementi geometrici,rifrazioni di luce e iperboliche "prove d'ombra"….

In questo contesto campeggiano figure umane emotivamente distaccate, (imprinting hopperiano?) quasi simili ad androidi (o fluttuanti come ectoplasmi) che plasticamente partecipano all'ORDO MATHEMATICUS dell'architettura incalzando il ritmo di avventurosi exploits- prospettici. [se la matematica per keplero era armonia musicale, per il Nostro la prospettiva è esercizio di puro contrappunto....]

Aeroporti, stazioni ferroviarie, marciapiedi e desolanti incroci stradali si prestano per una articolata scomposizione di volumi, superfici, spazi modulati, valori tattili* e valori lineari. (*per usare un distinguo berensoniano…).

Questi luoghi epitomizzano le possibili varianti di una "poetica- Random" che assume la realtà metropolitana, per quanto "impoetica" possa essere, come avvincente scenario di ombre e di luci. Non dimentichiamo però che tutto è sorvegliato dal "SENSUS VIDENDI"di un incisore!

Acquaforte, acquatinta, ceramolle..etc. sono parole chiave che suscitano fascinazione alchemica e mistero… introduzione ad un'area espressiva sottilmente provocatoria e pura.

Mettere in scacco (o "rifiutare") le ombre colorate,le luci deboli,gli aloni soggettivi e i "colori patologici" di Goethiana memoria non è operazione semplice… Dopo il tramonto del sole anche la notte può essere rischiarata dalla luna… ma intendiamoci, l'arte dell'incisione non è crepuscolare nè ipocondriaca…. Vive di calcoli probabilistici, slanci-intuitivi e febbrili astrazioni che implicano una profonda se non superiore consapevolezza dei cromatismi. Le risorse poietiche della pittura (i ritmi di tinte e di toni espressi dal colore) si palesano ad esempio nell'atmosfera morandiana di certi autoritratti. In questo caso si manifesta il temperamento "cool" di Serafini che sa scavare a ritroso nel tempo per riattualizzare impegnativi suggerimenti iconografici del Passato…anche di ascendenza rinascimentale e barocca (Rembrandt in primis!). Beninteso gli storicismi da museo non hanno certo il sopravvento… Di certo il ritratto mette a dura prova l'artista che impavidamente si misura con una veneranda tradizione… Qui il segno è ancora più imperioso e ineluttabile di un sillogismo… una verifica tutta interiore dei propri mezzi tecnici e creativi, quasi un intervallo sabbatico per ritemprare l'anima…( come asseriva Kant "L'opera d'arte dà da pensare"…non è conoscenza in senso stretto ma serve a "fomentare" la conoscenza!).

Su questa linea più meditativa possiamo affiancare alcune vibranti e intensissime Nature morte che riecheggiano nuovamente il sommo "Maestro di via Fondazza" magari attraverso la mediazione più spettrale e metafisica di un Gianfranco Ferroni (…con il sardonico contributo dei suoi "altarini laici”).

Se osserviamo bene, a luce radente, il magma-segnico delle prime tirature, possiamo notare come una sensibilità quasi fiamminga (o Dureriana) per descrivere micrograficamente taluni dettagli (ex. la realtà oggettiva di un drappo) si accompagna senza indugi a porzioni d'ombra aspramente lavorate e tormentate (come farebbe un Barbisan!). Ordine e disordine sembrano di nuovo riallacciare la loro strana parentela….

Queste esplorazioni del segno le ritroviamo, diversamente distribuite, nelle grandi lastre del ciclo urbano per accompagnare l'umbratile e cangiante luminosità di autovetture in movimento o il trappistico- silenzio di certe pensiline…(come direbbe Oscar Wilde "il vero mistero del mondo è il VISIBILE non l'INVISIBILE). Forse il teatro della vita non cambia granchè ma indubitabilmente muta il suo palcoscenico.

Queste scarne osservazioni possono solo servire da passe-partout per comprendere l'urgenza espressiva del nostro "maestro di morsure"….

 

Riscopriamo dunque, senza timore, la preziosa e raffinata dialettica del Bianco e Nero!

 

Simone Oliveti 2009 

 

Testo tratto dal catalogo della mostra personale Omnibus,  La Medusa Centro di Cultura, 2012

 

Testo critico pubblicato sul sito internet:  www.andreaserafini.info